Di Martina Bruno – GO-SPA CONSULTING SRL
“Oggi in tutto il mondo si celebra il teatro e lo spettacolo dal vivo. In Italia doveva essere una giornata di festa, una data di una prima ripartenza. Purtroppo non è così: la grave emergenza sanitaria non ha consentito la riapertura di teatri e cinema, già prevista nelle zone gialle, essendo purtroppo tutta Italia in zona rossa o arancione. Questo non ha consentito le consuete celebrazioni e per il secondo anno consecutivo la giornata mondiale del teatro viene ricordata in tutto il mondo con i teatri chiusi […]” – Dario Franceschini, 27 marzo 2021
Maggio 2021. A più di un anno dall’inizio della pandemia di COVID-19, il settore delle performing arts risulta essere ancora il protagonista di uno scenario drammatico, fatto di teatri aperti appena riaperti (con presenze contingentate) e di ingenti danni economici. Se è vero che l’emergenza sanitaria sta avendo un impatto pesantissimo sull’economia italiana, è altrettanto vero che uno dei settori maggiormente colpiti è quello dello spettacolo dal vivo. Esso ha dovuto infatti confrontarsi con la chiusura dei luoghi deputati agli eventi live, con l’annullamento di tournée e la cancellazione o sospensione di spettacoli e concerti già programmati o in fase di allestimento.
Fin da subito attori, registi, danzatori e musicisti hanno abbracciato il digitale offrendo progetti online gratuiti o ad un prezzo simbolico.
Reazione che, se da un lato ha permesso loro di dar voce alla propria arte e di mantenere un rapporto con il pubblico, dall’altro non può assolutamente colmare il gap economico generato dall’emergenza sanitaria nell’ambito delle performing arts. Come sostiene Gabriele Vacis, rinomato regista teatrale, drammaturgo e sceneggiatore italiano, la pandemia ha enfatizzato la già consolidata fragilità economica del settore teatrale e dello spettacolo dal vivo, ambito in cui il lavoro è spesso precario e dove, con sempre maggiore difficoltà l’artista viene considerato un lavoratore a tutti gli effetti.
L’emergenza sanitaria ha quindi inflitto il colpo fatale ad un settore già instabile, provocando gravi danni che mettono a dura prova il futuro dello spettacolo dal vivo. A tal proposito, risultano preoccupanti i risultati che emergono dall’Osservatorio di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con Swg, sui consumi culturali degli italiani nel 2020. Dall’indagine si evince infatti che con la pandemia i consumi culturali si sono dimezzati (-47%) passando da 113 euro di spesa media mensile per famiglia a dicembre 2019 a 59,55 euro a dicembre 2020. Andando più nel dettaglio e analizzando unicamente i dati dello spettacolo dal vivo, si rileva un calo degli spettatori di circa il 90% per cinema, concerti e teatri tra dicembre 2019 e settembre 2020.
Altrettanto allarmante è il quadro delineato dall’Osservatorio dello Spettacolo, il centro di studi e di raccolta dati della Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE), che propone un confronto tra il 2020 e il 2019. Lo studio mostra che nel 2020 si è registrato il 69.29% di eventi in meno e un calo degli ingressi del 72.90% rispetto al 2019. Considerando la spesa al botteghino – che comprende esclusivamente le somme corrisposte per l’acquisto di biglietti ed abbonamenti – nel 2020 il mondo dello spettacolo ha perso più di 2,1 miliardi di euro, che corrisponde ad una riduzione del 77.58% rispetto al 2019. La spesa complessiva del pubblico nel 2020 è invece diminuita del 82.24% ovvero di oltre 4,1 miliardi di euro rispetto al 2019. Questa situazione, di per sé già disastrosa, potrebbe aggravarsi ulteriormente nei prossimi mesi a seconda delle scelte degli spettatori. Più ci si muove verso la ripartenza del settore dello spettacolo dal vivo, più si amplifica infatti il timore che per una parte del pubblico tornare agli eventi in presenza (soprattutto al chiuso) rappresenti un’opzione tutt’altro che scontata. Si teme che la mancata partecipazione a spettacoli e concerti live per un lungo periodo (e la loro conseguente fruizione in streaming) possa avere modificato le abitudini della popolazione in modo permanente.
In altri termini, ciò significherebbe che, escluso il pubblico più fedele, la maggioranza potrebbe voler proseguire con la fruizione online direttamente da casa. A placare i timori e a rassicurare, quantomeno parzialmente, il mondo dello spettacolo dal vivo ci hanno pensato i risultati della ricerca “After the interval – Dopo l’intervallo” svolta fra il 27 maggio e il 19 giugno 2020 dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia in partnership con la società inglese INDIGO e in collaborazione con Assomusica e Agis. La ricerca rivela che il 96% del pubblico italiano ha sentito la mancanza degli spettacoli dal vivo e, per quanto riguarda il ritorno, il 43% è ben disposto a partecipare agli eventi live se le misure di distanziamento saranno rispettate da tutti, mentre il 23% è disponibile a prendervi parte a prescindere dalle misure previste. Solo il 10% non ha intenzione di partecipare agli spettacoli fino a quando non sarà disponibile un vaccino o una terapia per la cura della COVID-19. Qual è, quindi, la prospettiva per lo spettacolo dal vivo? Negli ultimi mesi si sta diffondendo sempre più l’ipotesi che in futuro esso non si limiterà alla consueta dimensione live – quella a cui siamo da sempre abituati – ma che continuerà ad abbracciare anche la dimensione online. Se è infatti vero che lo spettacolo dal vivo non può esistere per sua natura senza il contatto diretto – che sia tra gli attori, tra gli attori e il pubblico, oppure tra gli spettatori – è pur sempre vero che, attualmente, molti non vogliono abbandonare del tutto la formula dello streaming. Essa infatti permette di raggiungere un altissimo numero di spettatori, dando loro l’opportunità di prendere parte all’evento a prescindere dalla lontananza o dalla capienza massima della struttura. Gli spettacoli, i concerti e gli eventi del futuro saranno molto probabilmente ibridi (phi-digital):in parte dal vivo e in parte online, capaci però di garantire una grande interazione con il pubblico a distanza, che sarà parte attiva dell’evento. È sempre più evidente che la pandemia di COVID-19 sta modificando e modificherà in modo indelebile anche l’intero settore dello spettacolo dal vivo.
Nonostante i cambiamenti, per il bene della cultura e dell’economia un imperativo deve però continuare a risuonare: The Show Must Go On!