Ben ritrovati a tutti. Proseguiamo con gli articoli “in pillole”, sull’educazione alimentare in senso ampio, trattando oggi il tema dell’alimentazione nel primo anno di vita.
Riagganciandomi all’articolo di ottobre posso senza ombra di dubbio dire che prima si comincia con le buone abitudini alimentari maggiore sarà la coscienza, ma anche la conoscenza che permetterà poi all’individuo, una volta adulto, di gestire al meglio la propria salute fisica mentale psicologica.
Il neonato solitamente riceve latte materno per i primi sei mesi di vita. Ciò è molto importante perché si tratta di un alimento che corrisponde perfettamente ai suoi bisogni, consente un buon accrescimento in quanto la sua composizione varia nell’arco della giornata e nella singola poppata (l’aumento dei grassi e delle proteine dà un senso di sazietà) e nel tempo (si pensi al colostro dei primi giorni dalla nascita fino al latte “maturo” ricco di grassi, lattosio e vitamine del complesso B).
Rispetto poi al latte di mucca è più ricco di acidi grassi essenziali, lattosio e altri zuccheri che favoriscono l’assorbimento del calcio e degli altri minerali, oltre ad essere più digeribile. Contiene fattori immunologici (anticorpi e fattori antinfettivi) che proteggono il lattante dalle infezioni e dalle manifestazioni allergiche. Tutto ciò non deve mandare in apprensione le future mamme perché qualora fosse insufficiente lo si può integrare con altri tipi di latte resi quanto più possibile simili al latte materno (allattamento misto). Nel caso la mamma non possa allattare per diversi motivi si può passare all’allattamento artificiale con un latte “adattato”, modificato cioè nella sua composizione da somigliare notevolmente a quello materno. Si tratta di prodotti validi dal punto di vista nutrizionale e capaci di garantire i nutrienti necessari al lattante. Evitare il latte di mucca che come indicato da recenti ricerche è sconsigliato nel primo anno di vita. Fra le bevande a base proteica non zuccherata quello più adatto è il latte di soia ma anche riso e mandorle.
Fra il quarto e il sesto mese, molto spesso in relazione al tipo di allattamento, l’alimentazione del lattante va diversificata introducendo nella dieta, gradualmente e in maniera controllata, anche alimenti diversi, per coprire le crescenti necessità nutritive. Solitamente si comincia con piccoli assaggi di frutta (mela, pera) o creme dolci di carota, naturalmente si parla di frutta e verdura frullata. Il divezzamento inizia una volta avvenuta la maturazione anatomica e funzionale dell’organismo e procede per tutto l’anno del bambino. Il latte materno o non sarà sempre presente e verrà gradualmente affiancato da cereali e derivati (semolino di riso, farine lattee), frutta, nonché progressivamente, verdure, formaggio grattugiato, olio extravergine d’oliva e carne (introdotta solitamente allo spuntare dei dentini), aggiunte alle pappe.
Si raccomanda di non aggiungere sale e zucchero, miele e alimenti potenzialmente allergizzanti (fragole, mandorle, noci), pesce e uova. Dai sei ai dodici mesi il bambino comincia a mangiare alimenti diversi per composizione e digeribilità, introdotti poco per volta: dapprima cereali contenenti glutine (frumento, orzo, tapioca…), meglio se integrali, sotto forma di crema, semolino, poi pastine, successivamente anche pesce (no crostacei né molluschi), prosciutto tritato, (non tutti sono d’accordo sul suo consumo perché si tratta di un insaccato), carne cotta a vapore e tritata finemente, la rossa con estrema moderazione , meglio privilegiare pollame, quindi carni bianche e varie verdure, quasi tutte ad eccezione di cavoli, carciofi, cipolla che, favorendo la formazione di gas intestinale, si iniziano a consumare intorno ai 12 mesi. Al decimo mese introdurre il primo tuorlo d’uovo in dose crescente (si comincia con un cucchiaino), se non si osservano intolleranze si unirà l’albume ben cotto intorno ai 12 mesi. Rispetto all’ uovo l’indicazione è uno a settimana anche se a volte si hanno indicazioni per due volte la settimana per sostituire la carne e il formaggio, il cui ruolo è stato ridimensionato in quanto il calcio è presente in molti vegetali e nei semi di sesamo che possono essere aggiunti tritati alle pappe e si trovano anche nelle acque minerali). Si introdurranno poi i legumi (passati e senza buccia) e al nono mese gli agrumi.
Naturalmente esistono bambini con problemi di intolleranze o addirittura allergie che dovranno essere seguiti da uno specialista che provvederà ad eliminare gli alimenti allergizzanti e nel caso di intolleranze inserirli nuovamente e gradualmente in un secondo tempo. E’ importante comunque avere un’alimentazione varia perché siano contemplati tutti i nutrienti ma anche per offrire al bambino un ventaglio di cibi che gli consentiranno di affinare il gusto personale e anche di abituarsi nel tempo ad un corretto stile alimentare, utile nella vita per mantenersi in salute. E’ risaputo che le buone abitudini, e questo in ogni ambito esperienziale, acquisite da piccoli, sono quelle che ci accompagnano e sono validi punti di riferimento per tutta la vita. Mi sento di dare una diritta ai genitori che si avvicinano all’ambito svezzamento e intorno all’anno di vita. Non rimaniamo troppo ancorati ad alcune preferenze culinarie o di alimento che i nostri bambini manifestano. Spesso dopo aver ripetutamente per mesi mangiato volentieri ad esempio broccoli, improvvisamente li rifiutano.
Niente panico, proposti, dopo qualche tempo, in veste diversa o anche simile, li accetteranno nuovamente. Vale poi la regola di non forzarli mai o insistere che svuotino tutto il piatto. Spesso l’ansia che si prova nel caso in cui il bambino si rifiuti di mangiare, genera un circolo perverso che si ripercuote anche su di lui con l’inevitabile risultato di “cronicizzare” il rifiuto. Non accade nulla se salta un pasto. Il momento deve essere sereno. Anche incominciare, quando è più autonomo a mangiare da solo, può essere utile. Non esistono soluzioni rapide, ci vuole pazienza e nei casi più ostinati, il consiglio di una brava pediatra aiuterà a rendere più distensivo il momento pasto. Spesso capita che in un ambito diverso, come l’asilo nido, il bambino non essendo in rapporto solo con il genitore, ma in un ambito più “conviviale” e meno osservato, consumi il suo pasto tranquillamente e in modo dire quasi appagante e rilassato. Concludendo posso dire che il primo anno di vita è un momento molto delicato per lo sviluppo del bambino, dove inizia a percorrere la lunga strada della propria autonomia alimentare.
Ricordo a tutti che le idee, gli stimoli, le proposte scritte su Ojas sono da considerarsi anche da parte del pubblico maschile, in particolare in questo caso sono rivolte anche ai papà, attori sempre più coinvolti nel processo educativo dei figli e validi supporti delle mamme. A presto, cari amici, sempre su Ojas benessere.