Saya Zhumakhan di GO-SPA CONSULTING
L’adozione delle tecnologie digitali nelle imprese non è più un lusso, ma è ormai un imperativo strategico per la crescita sostenibile e la competitività. Anche in Italia, nel momento in cui il Paese sta attraversando un cambiamento di strategia industriale, l’integrazione delle tecnologie digitali si posiziona sempre più come pietra angolare per il progresso economico. In quest’ottica, sono in corso ingenti investimenti e programmi in linea con gli obiettivi del PNRR 2021-2026, cioè il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (quinquennale) che ha stanziato fondi per la transizione digitale ed ecologica del sistema Paese. Alcuni semplici dati ci aiutano a capire l’entità dell’impatto positivo che la trasformazione digitale, in particolare per le piccole e medie imprese (PMI), potrebbe sortire. Le PMI con un livello almeno base di intensità digitale hanno, infatti, registrato una rilevante crescita del 10% nel 2023, precedendo gli altri Paesi dell’Unione Europea, a dimostrazione dell’esplosione tecnologica del settore. Questa tendenza è indicativa dei benefici tangibili che la digitalizzazione porta alle imprese, ponendo le basi per una crescita della produttività continua e sostenuta.
Riconoscendo il ruolo centrale che svolgono le PMI in Italia, il sistema bancario ha quindi iniziato ad offrire finanziamenti mirati al rafforzamento della disponibilità del credito per i temi legati alla digitalizzazione. La Banca Europea per gli Investimenti (BEI) emerge in questo contesto come attore chiave attraverso la presentazione di modelli per il finanziamento di progetti digitali per le PMI con l’obbiettivo di renderne più facile l’inclusione, sia in termini di digitalizzazione che di innovazione. Aumentando i fondi nel panorama del private equity e del venture capital; istituendo programmi di investimento specifici per ogni Paese, la BEI mira poi a fornire un sostegno finanziario e strategico, promuovendo un ambiente favorevole all’innovazione. Per catalizzare le iniziative digitali l’Istituzione propone ad esempio prestiti intermedi, garanzie e prestiti senior, sfruttando le risorse del Dispositivo per la ripresa e resilienza (RRF) dell’Unione Europea.
Nonostante tali opportunità offerte dalla trasformazione digitale, l’Unione Europea, Italia inclusa, è in realtà in ritardo rispetto agli Stati Uniti nell’adozione e nell’innovazione digitale. Il crescente divario nelle domande di brevetti per le tecnologie del comparto dell’”Industria 4.0″ evidenzia l’urgenza per l’Italia di accelerare il ritmo dell’innovazione e dell’adozione delle risorse digitali. Non a caso, è sempre più forte la voce di quelle imprese digitali che, note per la loro produttività e il loro potenziale di esportazione, sottolineano incessantemente l’importanza di investire nella trasformazione digitale per incrementare nel complesso la competitività globale del Paese.
Diverse analisi rivelano poi che le imprese digitali tendono a essere più produttive e a offrire salari più alti ai loro lavoratori rispetto alle imprese non digitali. Sebbene la digitalizzazione possa sconvolgere alcuni aspetti dell’occupazione, l’effetto complessivo è in realtà quello della creazione di posti di lavoro, soprattutto per i lavoratori altamente qualificati. La distribuzione dei salari nelle imprese a più elevata digitalizzazione, sebbene più ampia, rappresenta quindi in questo senso un’opportunità per affrontare la polarizzazione salariale nel mercato del lavoro.
L’imperativo per le imprese in Italia, soprattutto per le PMI, è perciò quello di adottare rapidamente le nuove tecnologie per aumentare l’efficienza e la produttività e non rimanere escluse dalle opportunità offerte dalla transizione tecnologica in atto. Gli ingenti investimenti da parte del governo e delle imprese private sottolineano esattamente il ruolo sempre più centrale della tecnologia come motore dell’economia. Date queste premesse, è facile intuire come sia sempre più probabile prevedere un futuro in cui l’adozione del digitale non solo rivitalizzi un’economia come quella italiana che rischia di incagliarsi in un tasso di crescita anemico (se non stagnante); ma crei anche una domanda di competenze specializzate che andranno a costituire la classe dei lavoratori di domani. È quindi incoraggiante notare che sono proprio le imprese che investono di più nelle tecnologie digitali quelle ad avere maggiori probabilità di essere redditizie e di contribuire significativamente allo sviluppo del capitale umano dei propri dipendenti. Il Bel Paese, con il suo forte sostegno alla trasformazione digitale attraverso il PNRR, deve farsi trovare pronto a raccogliere i benefici di questo cambiamento strategico, se vuole potenzialmente giocare da leader nel panorama digitale globale.
Mentre l’Italia traccia la rotta verso un futuro guidato dalla tecnologia digitale, gli investimenti statali e i continui progressi scientifici incoraggiano sempre più imprese ad adottare tempestivamente nuove soluzioni digitali. La relazione simbiotica tra il sostegno del governo e l’innovazione delle imprese potrebbe permettere, in ultima analisi, di creare un’economia solida e digitale, garantendo all’Italia, alle sue imprese e ai lavoratori prosperità e competitività sulla scena globale.