di Aurora Marchesani – GO-SPA CONSULTING SRL
E se improvvisamente i social sparissero nel nostro continente?
Sapremo affrontare la nostra vita senza Facebook, Instagram e Whatsapp?
A oggi la domanda è lecita, non solo per il legame di dipendenza creato con la tastiera del nostro smartphone e di conseguenza con i contenuti ad esso connessi, ma anche perché qualche giorno fa Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook (ora Meta), ha minacciato una possibile chiusura in Europa delle sue piattaforme. Motivo? Il mancato accordo (per ora) Usa – Europa sul fronte dei dati digitali.
“Non abbiamo assolutamente alcun desiderio e alcun piano di ritirarci dall’Europa”, ha dichiarato il portavoce di Meta- “Semplicemente Meta, come molte altre aziende, si basa sul trasferimento di dati tra UE e Stati Uniti, per poter servire servizi globali.”
L’idea che Facebook e Instagram possano chiudere in Europa è pura fantascienza, scrive Esquire. In Europa Meta conta 309 milioni di utenti attivi ogni giorno e 427 milioni ogni mese.
“Le aziende hanno bisogno di regole chiare e globali per proteggere a lungo termine i flussi di dati” ha sottolineato ancora il portavoce ufficiale di Meta.
A oggi però il trasferimento di tutte le nostre informazioni verso gli Stati Uniti viola le norme europee ed è di questi giorni una trattativa riguardo i termini per i quali potrebbe avvenire serenamente questo passaggio, con buona pace anche del nostro Garante della privacy.
I lavori in corso però ancora sono in alto mare, la Corte di Giustizia Ue ha bocciato l’accordo “Privacy Shield” che avrebbe consentito senza problemi il trasferimento dati all’esterno dell’Unione Europea. In generale, i cittadini non hanno coscienza di ciò che sta avvenendo, né del peso e dell’importanza che per questi colossi ricoprono i nostri dati sensibili, coinvolti in questo traffico telematico.
E infine nemmeno di cosa rappresenti il Meta(verso) in sostituzione ai social più conosciuti.
Ma cos’è il metaverso? E’il futuro di internet: un insieme di spazi virtuali attraversati da avatar, un passo ancora avanti rispetto alla realtà virtuale.
Non solo. Tutto questo stabilisce una vera e propria nuova forma di identità. Stiamo parlando di innovativi stati di coscienza in divenire, si sviluppa in digitale e la sua materia è composta dai dati e dalle informazioni. Il termine “metaverso” non è stato coniato da Zuckerberg ma viene da domandarsi perché il creatore di Facebook abbia deciso di convertire tutti i suoi prodotti social sotto la sigla “Meta”.
“Siamo all’inizio del prossimo capitolo di internet e del prossimo capitolo della nostra società” ha detto proprio lo stesso Zuck “Meta è un nome che deriva dal greco e significa dopo, al di là”. E quindi dopo aver creato la piattaforma social più utilizzata al mondo, Zuckerberg si spinge “al di là” procurandoci una vera e propria nuova dimora all’interno della realtà aumentata. Meta sarà un posto dove la gente potrà interagire, lavorare e creare prodotti e contenuti in un nuovo ecosistema che potrebbe creare altrettanti milioni di posti di lavoro. Un’ottima trovata mediatica per avere i riflettori puntati addosso nuovamente ma anche un cambio di passo epocale in vista di un nuovo business. In realtà (fisica, stavolta) siamo solo agli albori di questo nuovo progetto: ad oggi molte sono ancora le questioni da risolvere, a partire (come riporta il Sole 24 Ore) dal DMA (Digital Markets Act), cioè la futura regolamentazione che permetterà all’Europa di lanciare la propria economia digitale.
Come aggiunge Franco Pizzetti, ex Garante Privacy, Professore di diritto costituzionale a Torino: ”il DMA è l’antitesi del modo in cui gli Stati Uniti hanno permesso fino ad ora a internet di svilupparsi, ossia permettendo alle Big Tech di darsi le proprie regole”. Tra privacy e antitrust si gioca la sfida dei dati tra Usa ed Europa e pare toccherà proprio a quest’ultima la responsabilità di cambiare le regole che reggono l’economia e gli equilibri sulla rete.
Questo comunque sembra non essere l’ultimo dei problemi per Zuckerberg, che nonostante l’ambizioso rivoluzionario progetto multidimensionale, ha registrato dal lancio un calo record per la sua Meta (centinaia di miliardi di dollari di capitalizzazione!). Cambiano le dinamiche del mercato e anche sulle pubblicità è uno scontro tra colossi.
“Se non stai pagando per un prodotto, allora il prodotto sei tu”: The Social Dilemma, il chiacchierato docufilm di Netflix sulla manipolazione delle masse operata dai social media, lanciò in tempi non sospetti questa provocazione. Che forse oggi cominci ad essere tutto più chiaro?
Di certo, con l’avvento del metaverso, a tutti gli effetti una realtà parallela multimediale entro la quale potremo addirittura comprare immobili, si prospetta una vita in simbiosi con un visore, Oculus VR, che consente un’esperienza totalizzante e nuova nell’interazione col mondo digitale.
Intanto sono già anche stati lanciati i primi occhiali intelligenti in collaborazione con Ray-Ban per sfruttare la realtà aumentata.
E se esiste già un mondo parallelo “Earth2”, una copia digitale del nostro pianeta, esiste anche la prima società immobiliare virtuale al mondo “Metaverse Properties”, come riporta il sito di compravendita ReMax Italia. Questo significa che una fetta di investitori attenti alla blockchain e vicini alle criptovalute stanno già comprando azioni e terreni nel metaverso.
Tra realtà, utopia, distopia e futuro secondo recenti studi scientifici però pare che l’uomo non possa escludere per troppo tempo l’utilizzo di tutti i suoi cinque sensi, che verrebbero di fatto messi da parte in funzione di un’esperienza fuori dalla natura umana. Le perplessità sull’affermazione di un nuovo modello, anche di business, pertanto permangono.
Nel frattempo una cosa è certa. Il mondo si sta muovendo verso un grande salto ipertecnologico, che potrebbe portarci ad una svolta epocale nella storia dell’Umanità.