di Hadia Ashfaq – GO-SPA CONSULTING SRL
“IL FUTURO DEL FUTURO – Le sfide di un mondo nuovo“.
Questo il titolo della diciottesima edizione del Festival dell’Economia di Trento Festival Economia Trento 2023 | Festival Economia Trento 2023 Si è scelto di dedicare quattro giornate – dal 25 al 28 maggio – a riflettere sul futuro, per analizzare le linee guida del cambiamento e le sfide del nuovo mondo. Si è trattato di un evento capace d’intrecciare bisogni e opportunità di giovani, famiglie, imprese ed istituzioni attraverso un programma che ha proposto iniziative rivolte ad un pubblico ampio e trasversale. Tra le tante iniziative proposte, una profonda riflessione è stata stimolata dal lavoro svolto da alcune classi di istituti superiori, licei e istituti tecnici, che hanno trattato l’importanza, i vantaggi e gli svantaggi delle Intelligenze Artificiali, rispondendo alla domanda: “Come vi immaginate il mondo del lavoro tra quarant’anni?”. Stiamo già vivendo il farsi spazio nella nostra vita dell’A.I. e alcuni di noi, nella sua versione apparentemente più banale, l’hanno già messa alla prova.
Ogni metamorfosi sarebbe da considerarsi positiva (“Il cambiamento è l’unica costante della vita” secondo Buddha), ed è quindi importante favorirla accompagnando la transizione dal vecchio al nuovo. Ma quando il cambiamento riguarda la società, e quindi le persone, è fondamentale porsi costantemente la domanda: “È etico quello che stiamo facendo? Fino a che punto è opportuno spingersi nella trasformazione?” Prima di esaminare l’efficacia e l’efficienza delle tecnologie, e del rinnovamento in senso lato, ci si deve porre questa domanda di carattere etico-morale, sforzadosi di non perdere la centralità della dimensione umana e ambientale nelle scelte che la società compie. Il progresso lo costruiamo noi, non è naturale, quindi si può e si deve governare, indirizzandolo verso scelte sostenibili sia dal punto di vista ecologico che sociale. Il mondo del lavoro che i giovani a Trento si sono immaginati è fortemente subordinato alle nuove tecnologie che vengono introdotte in ogni settore, ad eccezione però di professioni che necessitano dello stretto contatto tra lavoratore e destinatario, come nel caso dell’insegnamento o dell’assistenza psicologica. La gente sembra aprirsi a questa nuova frontiera, ma che ne sarà di quelle civiltà che vivono esuli dall’orizzonte della tecnologia? È tristemente risaputo che l’accelerazione delle tecnologie ha creato, e crea tutt’oggi, tanti disagi nei Paesi ricchi di materie prime necessarie alla loro realizzazione, come nel caso del coltan estratto principalmente nelle miniere della Repubblica Democratica del Congo.
Oltre all’enorme danno ambientale, figlio del costante incremento dell’impiego delle nuove tecnologie, un ambito in particolare sta venendo progressivamente trascurato: quello del lavoro. La professione che si svolge deve porre al centro la dignità del soggetto e aprire la strada all’autorealizzazione e al riconoscimento sociale, aspetti che a causa del crescente consumismo, non solo in ambito tecnologico, sono stati dimenticati. Basti pensare ai Paesi del “Terzo Mondo” dove lo sfruttamento della classe operaia, composta in modo consistente anche da bambini, è ormai all’ordine del giorno e considerata una normalità. Normalità perché, nonostante la conoscenza delle condizioni dei dipendenti e degli effetti sull’ecosistema, si continua a favorire la crescita dei colossi industriali, andando sempre più nella direzione di acquisti compulsivi, spesso inutili.
D’altro canto, le persone che operano in ambienti lavorativi precari, non hanno altra scelta che accettare tali condizioni, svolgendo turni stremanti e sottopagati. Risulta quindi fondamentale un intervento a livello globale per la tutela del lavoro e dei lavoratori, qualsiasi sia l’ambito di impiego. L’Italia è penultima in Europa in termini di garanzie e standard volti ad evitare l’alienazione sul posto di lavoro
Sostenibilità, Italia penultima per lavoro, disuguaglianze, pace e giustizia – Il Sole 24 ORE; sono infatti in migliaia i giovani che scelgono di lasciare il Bel Paese nella speranza di trovare all’estero occupazioni maggiormente appaganti. Si può quindi dedurre che il futuro del lavoro non sia incerto unicamente in condizioni di estremo disagio, ma che si tratti di un problema sociale che abbraccia molteplici aspetti. Si deve agire urgentemente per un futuro del lavoro equo, inclusivo e sicuro che occupi tutti. Sarà quindi necessario stimolare l’acquisizione di competenze, capacità e qualifiche per tutti i lavoratori nel corso della loro vita lavorativa, immaginando politiche e incentivi che promuovano una crescita economica sostenibile ed eticamente corretta.
Le tecnologie sono ormai parte integrante della nostra quotidianità e, vista la loro crescente importanza, costituiranno un fondamento ancora più saldo nel futuro. È una grande opportunità vivere in un mondo interconnesso; bisogna però assicurarsi che questa rete di comunicazione e sviluppo non vada ad escludere, come ha fatto in questi decenni, le popolazioni meno abbienti. Si dovrà porre un freno alla corsa verso il nuovo a prescindere, per evitare la perdita della ricchezza che un contatto umano può offrire, rifiutando la sciocca pretesa di poter sostituire l’individuo con l’innovazione tecnologica. Solo così il futuro del futuro sarà frutto di mani umane e menti pensanti.