Un giro in carrozza volante nel cielo sopra Como
(insieme a Massimo Ferrario)
Le dinamiche del traffico nelle nostre quotidianità sono simili dappertutto, in città, in provincia, tra un centro e l’altro. Como vive anche del suo passaggio di vicina frontiera in un paesaggio unico e apprezzato da ogni parte del mondo, come da numerosi attori e film commission, ben lo sappiamo. A Como però si può venire per un motivo particolare: idrovolare, pilotare o farsi portare in questo cielo per godere coste e lago, paesi e orizzonti come da una poltrona in prima fila verso l’infinito. A Como si può andare in carrozza volante.
La mia prima esperienza in idrovolante, un vero battesimo nel cielo di Lombardia, è stata speciale per tanti fattori concomitanti: giornata di ottobre climaticamente e atmosfericamente perfetta, orario di volo mattutino in solitaria, un pilota d’eccezione come Massimo Ferrario (ex imprenditore e dirigente d’azienda oggi in pensione che spende il proprio tempo con tutti coloro che condividono una passione: il volo, i viaggi, l’arte, l’enogastronomia, la musica, le auto e le moto d’epoca), l’Aeroclub di Como che è la più antica organizzazione di volo con idrovolanti e scuola di volo idro nel mondo (un primato omologato dal Guinness World Records ™) dal 1930, nonché la più importante d’Europa.
Terminate le operazioni di pulizia e svuotamento acqua dai galleggianti, ci si prepara a partire, prima facendo un giro nella pista delimitata dalle boe per riscaldare il motore e poi per decollare. L’idrovolante decolla col motore a 2.700 giri motore (RPM), come quasi tutti i piccoli aerei dell’aviazione generale. L’altitudine media usata dagli idrovolanti sul lago di Como è pari a 1.500 piedi slm (500 metri circa). Poiché la superficie del lago si trova a 660 piedi slm (200 metri) il volo avviene a circa 300 metri sopra l’acqua. Durante il volo siamo arrivati a 2.500 piedi slm (850 metri circa). Gli idrovolanti del club possono arrivare fino a circa 10.000 / 12.000 piedi slm (3.300 / 4.000 metri circa), poi ci sono problemi di scarsità di ossigeno: questi aerei non sono pressurizzati.
Quando ci stacchiamo dalle acque rombanti e spumeggianti ecco che il nostro paesaggio lombardo appare nella sua bellezza verdeazzurra -come diceva lo scrittore Carlo Linati, proprio di qui- con le Prealpi a tuffo nel Lario, le valli che si intrecciano, i confini elvetici poco distanti, i paesi come tanti piccoli presepi baluginanti al sole (sono le 9 e la luce ci segue). Andiamo verso nord tenendo sempre la destra come fossimo su una strada (questo perché si occupa il lago a quote basse) e ci si sente sempre via radio con la base su punti fissi di riporto; in questo modo voliamo in sicurezza e i piloti coi loro velivoli si vedono anche durante il volo.
Il susseguirsi della strada costiera verso Bellagio sembra una pista da biglie, nella raffinata misura delle nostre geografie che sembrano sfidare ogni regola di spazio pensando a quanti abitanti ci sono nei nostri territori e a come questi gioielli di borghi possano armoniosamente fondersi col paesaggio, cosa che dall’alto spicca più che in auto da terra. Arriviamo fino in cima al Lago di Como e dopo l’inversione di rotta torniamo sempre sulla destra ammirando l’alternarsi delle bellezze costruite nei secoli.
Voliamo tutti, ma l’eccezionalità dell’idrovolante è nel fatto che non ti senti portato dentro un velivolo, ti senti vestito da idrovolante e ogni percezione avviene come se la struttura fosse parte di te come un esoscheletro. Non voli, sei il volo, ma vestito di tecnologia, senza obbligo di velocità, senza pressione sul volto, sei in carrozza sulle acque del Lario e il tempo è tutto per l’ammirazione e lo stupore verso l’orogenesi e il nostro passato glaciale, verso i colori e gli insediamenti che hanno costruito tante -famose- ville a ridosso dei flutti: Villa Balbianelllo, Villa Melzi D’Eril, Villa Carlotta, Villa Monastero, Villa D’Este, Villa Serbelloni e il Parco, Villa Olmo… davanti alla quale ammariamo dopo un volo sulla città che ci fa vedere ogni dettaglio del Duomo come in un plastico architettonico, una Como in miniatura.
Come passeggero me la sono cavata bene, piena di stupore ed entusiasmo, ma anche di gratitudine al pilota, a cui tengo fare un paio di domande.
Sei un pilota da 31 anni, qual è stato il primo amore che ti ha portato a diventarlo?
Volo dal 1990. Primo approccio da bambino su un piccolo aereo da turismo a Calcinate del Pesce con mio padre. Poi più nulla fino a quando decisi di smettere la moto. Un mio cliente, pilota di acrobazia a Milano Bresso, nel 1989 mi portò a fare un volo e subito dopo mi iscrissi alla scuola dell’Aero Club Milano, dove volo tuttora.
Quando ti sei avvicinato all’idrovolante e che cosa ti piace di questo veicolo?
Mi sono avvicinato all’idrovolante quando mi sono trasferito a vivere a Como nel 2012. Conoscevo già il Club e alcuni soci. Vivendo qui per me è come vivere in una Flight in community, realtà molto diffusa in USA. Vivo molto vicino al Club e ogni giorno vedo da casa decine di decolli e di ammaraggi. Per me è come vivere in aeroporto!
La particolarità dell’idrovolante, rispetto all’aereo terrestre, consiste nel poter volare bassi e lenti quando si è sul lago, caratteristica che consente di ammirare il panorama meglio degli aerei terrestri che, per ragioni di sicurezza, volano più veloci e a quote più elevate.
Quante ore di volo fai all’anno tra aereo e idrovolante?
Ogni anno volo circa 150 ore ai comandi tra terrestre e idrovolante, circa 100 in Italia e 50 in USA.
Caratteristiche speciali del Club di Como che ti fanno sentire a casa?
Pilotare, in particolare sul Lago di Como, dona una sensazione di libertà assoluta. Sei solo a gestire il volo, ne hai piena responsabilità e piacere, che condividi coi tuoi passeggeri. Quando voli tutto sotto di te appare pulito e ordinato anche se in realtà non sempre lo è. La mente si svuota dei piccoli problemi quotidiani, sei concentrato sul volo e ciò ripaga ampiamente la mente. E’ come resettare il computer.
Rimettere i piedi a terra fa già sospirare un prossimo volo, guardando l’idrovolante che decolla dopo di noi con già un pizzico di nostalgia, perché volare con l’idrovolante non è per arrivare prima, ma per assaporare, a elica, una parte di mondo che quotidianamente non consideriamo: la verticalità e la dolcezza del tempo.
Debora Ferrari