di Lorenzo Freda – GOSPA consulting
Il termine Intelligenza Artificiale (IA), sta diventando sempre più frequente nel nostro vocabolario. Tra le applicazioni più famose, che sono derivate dalla sua diffusione, grande fortuna hanno avuto strumenti come Midjourney e Dall-E (“intelligenze” in grado di generare immagini da semplici descrizioni testuali), e ovviamente la famigerata ChatGPT della società americana OpenIA. In quest’ultimo caso si tratta di una chatbot basata interamente sull’apprendimento automatico dell’IA rispetto agli input umani e ormai in grado di elaborare qualsiasi tipo di risposta sui più vari argomenti e accadimenti, aggiornati fino al 2021 (valido per la versione base). Si tratta di un caso di IA cosiddetta “generativa” che rappresenta al momento l’apice di un processo di innovazione tecnologica che avrà un impatto significativo su nuovi prodotti e servizi, nonché sulle modalità di produzione e organizzazione aziendale. A conferma di questo è risaputo che la stessa OpenIA stia lavorando allo sviluppo della nuova versione “ChatGPT entreprise” che dovrebbe consentire alle aziende clienti, inserendo i propri dati, di addestrare e personalizzare ChatGPT per le proprie esigenze di management. Inoltre, si prevede che nei prossimi anni l’intelligenza artificiale sarà impiegata nello sviluppo del 30% dei nuovi farmaci favorendo l’automazione delle attività aziendali nel settore.
Naturalmente questo tipo di innovazione sta avendo un notevole impatto anche sul mercato finanziario, in quanto molte compagnie hanno investito in ricerca e sviluppo sul tema dell’intelligenza artificiale di tipo generativo. Microsoft, ad esempio, quest’anno ha investito 12 miliardi di dollari per sostenere lo sviluppo delle tecnologie di OpenIA. Questo ha stravolto le stime di fine 2022, che annunciavano per il 2023 un’annata difficile per i mercati azionari. Moltissimi analisti avevano infatti previsto che l’aumento dei tassi di interesse da parte delle Banche Centrali, unito ai crescenti rischi di recessione, avrebbe mostrato i propri effetti negativi sulle performance globali, in particolar modo sui titoli tecnologici. Oltre a non verificarsi ciò, il settore tech statunitense è stato il vero e proprio motore della crescita globale, riuscendo a trainare l’intero mercato con prestazioni da capogiro. Analizzando in maniera più approfondita il tema, però, ci si accorge (tralasciando le suggestive foto di DALL-E e gli efficienti consigli su come cucinare la carbonara di ChatGPT) che la realtà è ben diversa da come appare superficialmente. Gli applicativi dell’AI sono vari e, inevitabilmente, riguardano anche il controverso e sensibile settore della difesa e sicurezza. Infatti, in previsione di un possibile conflitto sino-americano per l’isola di Taiwan, si ricorrerebbe massicciamente all’uso di droni pilotati dall’IA. Scrive a proposito sul tema il New York times: “Essenzialmente un drone di nuova generazione, il Valkyrie è un prototipo di quello che l’Air Force spera possa diventare un potente complemento alla sua flotta di jet da combattimento tradizionali, fornendo ai piloti umani uno sciame di gregari robot altamente capaci da schierare in battaglia. La sua missione è quella di combinare l’intelligenza artificiale e i suoi sensori per identificare e valutare le minacce nemiche e poi, dopo aver ottenuto il consenso umano, muoversi per uccidere”.
Inoltre, come ci suggerisce il seguente grafico, l’IA nell’automatizzazione del lavoro, impatterà maggiormente in due settori: servizi bancari e assicurativi
Come difendersi? Senza troppi allarmismi, l’elemento distintivo sarà sicuramente il grado di preparazione degli operatori del settore e la capacità di instaurare un autentico rapporto “personale”. Ecco che dal problema, nasce l’opportunità di riscoprire la figura del consulente, attento alle esigenze e alle reali problematiche del cliente. Fondamentale sarà infine la regolamentazione dell’utilizzo dell’IA. Il compito di stabilire leggi efficaci per attività che non esistono ancora, nel rispetto del nostro modello di società, è diventato tanto importante quanto impegnativo. Con la nuova legge sull’Intelligenza Artificiale che è stata varata a Strasburgo, si è deciso di affrontare questo tema in Europa cercando di ottenere un buon equilibrio tra le due esigenze principali della strategia europea: colmare il ritardo competitivo rispetto agli Stati Uniti e alla Cina con l’innovazione, limitando contemporaneamente i rischi di abuso. In conclusione, Paesi e società private che meglio riusciranno a sfruttare l’AI per creare ricavi, abbattere costi e creare nuove posizioni consolidate in settori cardine, come la sanità e l’industria, pur rimanendo nel “perimetro” delle regolamentazioni, saranno i soggetti che meglio degli altri potranno avvantaggiarsi della portata rivoluzionaria dell’algoritmo.