È stato un successo la presentazione del progetto/libro nel novembre scorso nella sede speciale di Nasoallinsù che ha lasciato tutti a bocca aperta: 150 persone circa si sono sedute sui gonfiabili usati per una sfilata di moda a Parigi dalla ditta creatrice e hanno ascoltato le veloci presentazioni del libro, visto la proiezione delle architetture in anteprima e saggiato la mappa interattiva.
Erano presenti anche l’assessore all’Urbanistica del comune di Varese Andrea Civati, il presidente della commissione urbanistica Domenico Marasciulo, la presidente Ordine degli Architetti Elena Brusa Pasqué, l’architetto Carlo Moretti, l’imprenditore Massimo Ferrario ex presidente della Provincia di Varese, insieme a numerosi architetti citati nel volume, direttori di musei e fondazioni, artisti e pubblico specialistico e non.
L’anteprima del libro Atlante dei luoghi da non perdere. Architetture e paesaggi dal 1945 a oggi in provincia di Varese, a cura di Luciano Crespi, Silvana editoriale, ha visto il curatore in prima persona tenere i discorsi collegati nella serata. Nel corso dell’evento sono state proiettate le foto di alcuni dei luoghi documentati nella pubblicazione. Hanno poi relazionato sui propri saggi e le proprie schede gli altri autori del libro: Katia Accossato, Marta Averna, Gian Luca Brunetti, Debora Ferrari, Luigi Trentin e i fotografi Marco Introini e Dario Paini. Alla redazione dei testi illustrativi delle opere hanno collaborato Riccardo Monti e Marco Ornella. L’elaborazione delle mappe è stata fatta da Marco Zanini.
Il libro è un viaggio alla scoperta di 200 luoghi da non perdere. Sono architetture, interni, spazi urbani, ambienti per l’arte, realizzati nel periodo dal 1945 a oggi, che costituiscono un patrimonio da non perdere, perché da vedere e anche da proteggere. Alcuni di loro non ci sono più o si trovano in uno stato pessimo di conservazione, ma la loro eco continua a sentirsi, come stelle che si sono spente e di cui continuiamo a percepire la loro voce. Un viaggio che il libro invita a compiere raccontando i luoghi attraverso saggi introduttivi e testi che accompagnano le fotografie, dovute ad autori diversi, alcune provenienti dagli archivi, alcune scattate da diversi fotografi, altre da due fotografi speciali, Marco Introini e Dario Paini: due sguardi diversi della realtà, due visioni che si completano a vicenda.
Il libro intende rivolgersi a un pubblico vasto, di non solo addetti ai lavori, per offrire la possibilità di apprezzare e visitare le più eccellenti opere realizzate sul territorio della provincia, a partire dal primo dopoguerra sino ai giorni nostri. Un patrimonio spesso sconosciuto, o noto solo agli studiosi, e di indiscutibile valore artistico e culturale. Si tratta sia delle opere di alcuni grandi maestri, che appartengono alla storia dell’architettura moderna. Sia di quelle di professionisti locali di riconosciuto valore e di giovani studi emergenti, alle quali vanno aggiunti i più significativi interventi di riqualificazione degli spazi urbani o di restauro di edifici storici diventati patrimonio culturale del territorio. Gli itinerari proposti rappresentano una forma di appassionante viaggio, con qualsiasi mezzo, alla loro scoperta.
Si tratta di un tipo di pubblicazione affatto diversa dalle tradizionali guide di architettura, in quanto interessata a dimostrare che la specificità di un territorio dipende non solo dall’eloquenza dei suoi monumenti, ma anche dalla qualità degli interni che essi racchiudono e dal carattere accogliente dei suoi spazi urbani.
NASOALLINSÙ
L’azienda, nella zona industriale delle ex cartiere di Varese in Valle Olona, dentro un capannone di fine Ottocento riutilizzato anche rispettando le sue caratteristiche, nasce trent’anni fa dall’intuizione di Gianni Ponti. Dopo una partenza rivolta alla pubblicità, la manifattura si rivolge anche al mondo del design, della moda, dell’arte, dei servizi sociali. Molto richiesta oggi internazionalmente per tutto il settore di comunicazione ed eventi, è un fiore all’occhiello della produzione varesina.
ATLANTE DEI LUOGHI DA NON PERDERE
Architetture e paesaggi dal 1945 a oggi in provincia di Varese
A cura di Luciano Crespi, Silvana editoriale 2023
Indice del volume
Luciano Crespi, Introduzione
Luciano Crespi, Varese. Un nuovo inizio?
Luciano Crespi, Busto e Gallarate. Le nuove sfide
Luciano Crespi, Lungo i laghi, tra i giardini
Gian Luca Brunetti, Il caso Saronno
Katia Accossato, Il segno dei tre: Castiglioni, Introini, Moretti
Marta Averna, Interni eloquenti
Debora Ferrari, Spazi per l’arte e la cultura
Luigi Trentin, Attenti a quei due. Brunella, Vermi
Marco Zanini: Mappe
Nell’introduzione, Luciano Crespi illustra le ragioni a supporto della pubblicazione del libro e del suo carattere. Si tratta di un nuovo modo, diverso da quello delle tradizionali guide di architettura, di avvicinarsi all’argomento, che accompagna alla illustrazione degli edifici più eloquenti il racconto dei loro ambienti interni, degli spazi urbani riqualificati, dei nuovi luoghi per l’arte e la cultura ottenuti anche attraverso sapienti interventi di riuso di architetture esistenti. Ne emerge un atlante di 200 luoghi “da non perdere”, molti dei quali poco conosciuti dagli stessi abitanti della provincia e in grado di rappresentare una risorsa straordinaria anche dal punto di vista della possibile promozione di forme più consapevoli di turismo culturale-
Le opere sono state suddivise in quattro aree che si potrebbero definire ecologico-culturali.
La prima è quella varesina, indagata nelle sue trasformazioni a partire dagli anni Cinquanta, nelle sue relazioni con il lago e la montagna, nelle sue potenzialità e nella sua continua ricerca di una vocazione in grado di valorizzare quella di “città giardino”, ormai in parte sbiadita e soprattutto non sufficiente a garantirle una forza competitiva nei confronti delle città vicine, anche oltre i confini provinciali. La seconda è quella dei laghi, che va da Sesto Calende a Maccagno, e che presenta una sua peculiarità dovuta al rapporto speciale che l’architettura ha intrattenuto con l’acqua e il paesaggio. La terza è l’area di Busto, Gallarate e dei comuni un tempo protagonisti dell’epopea industriale, che si trovano oggi nella necessità di rintracciare nuove prospettive di sviluppo e nella quale hanno operato tre figure speciali di progettisti: Enrico Castiglioni, Vittorio Introini e Luigi Moretti, che ancora vi opera.
La quarta è quella di Saronno o, meglio, di “Il caso Saronno”, che Gian Luca Brunetti indaga a partire dalla realizzazione della ferrovia, che getta le basi per un solido vantaggio competitivo della città nella produzione industriale, rispetto ai poli concorrenti. Per poi continuare con l’esame dell’altra faccia dell’industrializzazione, che ha avuto luogo dagli ultimi decenni dell’800 agli anni ’60 del ‘900. Vale a dire la possente de-industrializzazione iniziata a partire dalla fine degli anni ’60 del secolo scorso, di portata analoga alla fase precedente. Con la differenza che, mentre la libera iniziativa era stata sufficiente per attivare le forze sovrascalari generatrici dell’industrializzazione, alle gigantesche forze svuotatrici e speculatrici connesse alla deindustrializzazione la città e il suo circondario non hanno saputo dare risposta adeguata. Per questo per Gian Luca Brunetti si potrebbe anche concludere che, in un certo senso, Saronno nella sua accezione moderna sia stata fatta dalla ferrovia, ma anche che, in qualche misura, sia morta per essa o perlomeno per una sua parte. È in questo scenario che il testo inscrive le vicende delle più interessanti realizzazioni di architettura, da quelle più lontane, come l’ospedale di Saronno o le opere di Vico Magistretti, a quelle recenti, dovute soprattutto all’iniziativa della mano privata.
Il segno dei tre: Enrico Castiglioni, Carlo Moretti, Vittorio Introini, di Katia Accossato, esplora il ruolo avuto nell’area di Busto e Gallarate da Enrico Castiglioni, Vittorio Introini e Carlo Moretti, pionieri in un territorio che non godeva di una struttura urbana molto riconoscibile e con poche emergenze architettoniche. Castiglioni, il più anziano, è considerato dalla critica al pari dei maestri dello strutturalismo made in Italy, con particolare riferimento alla capacità inventiva nelle strutture in cemento armato, tanto che fra la metà degli anni ’50 e ’60, i suoi progetti sono stati sistematicamente pubblicati nelle principali riviste internazionali. Vittorio Introini il più legato al gruppo dei giovani redattori di “Casabella-Continuità, diretta da Ernesto Rogers, è architetto, designer, impegnato nell’attività didattica al Politecnico e nell’Ordine degli Architetti, sia a Varese che a livello nazionale. Il suo modo di disegnare oggetti leggeri, proprio dell’industria aeronautica, con carattere asciutto e rigoroso, quasi monastico, contraddistingue anche la sua produzione architettonica incentrata soprattutto sulla residenza e sull’edilizia scolastica. Carlo Moretti immagina e disegna continuamente ancora oggi imponenti acropoli e nuove agorà per i futuri abitanti del pianeta. Il capitolo si conclude con l’analisi filologica di tre opere non finite: la Chiesa di Viggiù di Castiglioni, l’asilo di Cassano Magnago di Moretti, la scuola elementare di Fagnano Olona di Introini.
Marta Averna indaga, nel capitolo Interni eloquenti, il rapporto tra Varese e l’architettura o, più propriamente, tra Varese e l’architettura degli interni. Cioè dei luoghi dell’abitare, pubblico e privato, quelli in cui l’uomo può “appropriarsi di un mondo di cose, e quindi interpretarne il significato ed esprimerne la struttura fondamentale” per abitarlo con pienezza. Lo fa a partire dal ruolo dell’industria nelle vicende di architettura e dall’avvio dei programmi a scala sovralocale per la realizzazione di edifici a servizio delle comunità, come quelli raccolti nei grandi complessi di edilizia economica e popolare. Osserva come lo sguardo del professionista milanese sembri cogliere in provincia un “ambiente genuino e naturale”, carico di relazioni con la tradizione e con un paesaggio apparentemente naturale. Con questo sguardo, egli disegna, per committenti emigranti di ritorno o alla scoperta di questo mondo periurbano, abitazioni di villeggiatura, non solo lungo i laghi o i rilievi prealpini, come nella tradizione Liberty del Sommaruga, ma anche nei boschi e nelle brughiere, lontani dai paesi, a immaginare un rapporto nuovo e diretto con la natura e il paesaggio circostante. Propone al pubblico varesino un’architettura che è casa indipendentemente dal suo uso, perché la sua capacità di accogliere, di fare spazio, la rendono aperta e accogliente; un’architettura disegnata attorno al corpo di chi la abita, “d’interni”, in questa accezione, prossima al sentire e al costituirsi dei suoi abitanti.
Tra laghi e Prealpi c’è un museo a cielo aperto.Nonostante la predominante industriale abbia fatto passare in secondo piano la percezione dell’importanza culturale del territorio, ricco di beni artistici e di figure eminenti per la storia dell’arte nazionale e internazionale, raccolte, collezioni private, musei sono sempre stati aperti al pubblico per restituire civicamente la fruizione di un patrimonio che è di tutti, avvalorato dalla catalogazione e dalla lettura critica avvenute nel corso degli anni. Così inizia il testo di Debora Ferrari, Spazi per l’arte e la cultura. La ricchezza culturale, storica, artistica e sociale della provincia di Varese in questi ultimi due secoli ha portato alla raccolta di molti materiali e alla creazione di numerosi e diversi musei, dislocati sul territorio equamente, coprendo ogni zona, dalle Prealpi alla pianura, dalle sponde dei laghi alle grandi arterie del lavoro. Il Varesotto museo a cielo aperto ha poi il suo completamento ideale in borghi caratteristici e particolari, come Arcumeggia, Dumenza, Marchirolo, Masciago, Boarezzo, Brunello, Orino, che sono tutti Paesi Dipinti, vere e proprie gallerie all’aperto visitabili a ogni ora del giorno, con testimonianze pittoriche e scultoree che comprendono grandi artisti contemporanei. E nei musei industriali, circa una decina. Siamo a una partenza, non un arrivo, verso il vivere e sentire, verso l’abitare l’arte.
Attenti a quei due. Luigi Vermi e Luciano Brunella architetti a Varese: un confronto, di Luigi Trentin, ricostruisce le vicende di questi protagonisti delle vicende dell’architettura a Varese. Diversi generazionalmente. Diversi biograficamente. Eppure, documentato da testimonianze, il rapporto diretto tra i due è profondo, con il più giovane Brunella che collabora con lo studio di Vermi per la redazione di alcuni interessanti studi urbanistici, tra i quali spicca lo Studio di Piano per l’area Centrale Milanese di cui il secondo è incaricato. La frequentazione si protrarrà ben oltre i limiti del rapporto professionale, attestando una stima reciproca e prendendo la forma di un dibattito privato sull’architettura, il territorio e la città. Sorretti da una capacità professionale che incontra il favore di una committenza abbastanza sensibile ed intelligente da rivolgersi ad architetti di ottimo livello, i due ottengono molteplici incarichi: nel settore residenziale, tanto nella forma del condominio per appartamenti – una tipologia che a partire dagli anni ’60 rappresenta una delle forme prevalenti della crescita urbana non solo della città prealpina – quanto nel tema della villa isolata. Luigi Trentin scava, come un archeologo, nel profondo di alcune delle loro opere, per confrontarle e mettere in luce le diversità di approccio progettuale: dalla casa di via Dante di Vermi al condominio di via XXV aprile di Brunella, dal Banco Ambrosiano all’edificio di via Mazzini, dall’edificio di via Crispi a casa Talizia. Interni e strutture, dettagli e materiali, esaminati in un confronto serrato e approfondito.
Biografie degli autori
Luciano Crespi nasce a Varese, architetto, professore ordinario fuori ruolo di Design al Politecnico di Milano, è stato tra i fondatori e presidente del corso di laurea di Design degli interni. Ha ultimamente pubblicato: Da spazio nasce spazio (Postmedia Books, 20172); Manifesto del design del non-finito (Postmedia Books, 2018); Design of unfinished (Springer, 2021); Design del non-finito (Postmedia Books, 2023); Regeneration of abandoned and forgotten spaces
A new design approach (Bentham Science Publisher, in stampa). Su Varese ha scritto, con Angelo Del Corso, Un secolo di architettura. Edifici del Novecento a Varese e in provincia, Alinea 1990; con Luigi Trentin, Luigi Vermi. Il dettaglio tridimensionale, in Luigi Vermi. Architetto del Novecento, Progetti di architettura e studi urbanistici, Ordine degli architetti, Varese 2020
Katia Accossato, architetta titolare di ACT architettura a Chiasso (Svizzera) e docente a contratto di Architettura e Composizione presso il Politecnico di Milano. Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca in Composizione architettonica a Venezia nel 1998 insegna fino al 2004 presso il Politecnico di Zurigo (ETH), presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio (2004-2013), presso la SUPSI e l’università di Vaduz (LI). Ha 65 pubblicazioni fra monografie, curatele, contributi in libri e articoli su riviste italiane ed estere, anche in qualità di redattrice di Archi. È attiva nella SIA (Svizzera) per Architektur & Kultur e per la rete Donna e SIA Ticino. Un suo recente contributo è pubblicato in AA.VV., Resilient Communities and the Peccioli Charter: (…), Springer International Publishing, 2022. Promuove operazioni di riqualificazione e trasformazione di aree dismesse e periferiche.
Marta Averna, architetto, dottore di ricerca in Architettura degli Interni ed allestimento, è professore a contratto e assegnista di ricerca per il progetto PRIN Transatlantic Transfers presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, dove insegna Architettura degli Interni nella Laurea Magistrale in Architecture Built Environment Interiors. Ha partecipato a numerosi progetti di ricerca europei sul progetto domestico e i luoghi di lavoro; è stata titolare di assegni di ricerca per la conoscenza e il riuso del patrimonio e degli interni. Tra le ultime pubblicazioni Onore al lavoro. Gli interni delle fabbriche, Aracne 2021; la curatela di The Italian Presence in Post-war America, 1949-1972. Architecture, Design, Fashion. Architetture, interni e oggetti nel passaggio attraverso l’Atlantico, Vol. 1,Mimesis 2023.
Gian Luca Brunetti, professore associato di Tecnologia dell’Architettura presso il Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani (DAStU). Svolge ricerca sui temi della progettazione bioclimatica, delle tecnologie di costruzioni sostenibili, delle tecnologie a basso costo per l’autocostruzione e dell’ottimizzazione applicata alla progettazione edilizia. Tra le ultime pubblicazioni Design and Construction of Bioclimatic Wooden Greenhouses, ISTE and John Wiley & Sons 2023
Debora Ferrari, si occupa di ideazione e organizzazione di arte, cultura, territorio, collaborando con enti pubblici e privati, case editrici (Skira, Mazzotta, Vita&Pensiero, Nicolini, Fidia, Silvana, Stampa Alternativa, Pulcinoelefante). Dopo aver studiato con Luciano Caramel, Federico Zeri, Enrico Crispolti, collabora con Philippe Daverio, Flaminio Gualdoni e altri. Ha scritto regolarmente per periodici e quotidiani dal 1986 al 2007. Giornalista-poetessa-critica d’arte, ha pubblicato oltre 100 libri. Ha diretto e curato varie startup museali e curato mostre in musei nazionali e alla 54° Biennale di Venezia. Con TraRari TIPI, sua casa editrice, segue da anni il binomio ‘Arte &…’ Come Art Consultant cura cataloghi di artisti e collezioni.
Luigi Trentin, architetto e dottore di ricerca. Ha insegnato in numerose Università (Politecnico di Milano, Scuola di Architettura e Scuola del Design, Università di Pavia) ed è attualmente Docente alla Accademia di Architettura di Mendrisio (USI). Ha pubblicato numerosi saggi e articoli, tra cui Any Colour You Like: Considerations on the Surface of Things, in L. Crespi (ed), Cultural, Theoretical and Innovative Approch to Contemporay Interior Design, IGI Global 2020; con B.Bosetti e A. Del Corso, Una stagione breve. Le architetture di Luciano Brunella, Ordine degli architetti, 2012. Ha fondato con Katia Accossato lo studio ACT architettura, a Chiasso, dove si occupa di progettazione architettonica, partecipando a numerosi concorsi di architettura. Vive a Varese.
MAPPA INTERATTIVA
Il territorio di Varese, da nord a sud, presenta il maggior numero di architetture storiche importanti di ogni altra provincia di Lombardia. Un primato significativo, sia per la comprensione degli ambienti di progettazione, sia per le committenze, sia per la sinestesia col paesaggio.
Il libro si divide in 4 macroaree per la mappatura di 200 edifici e con la mappa interattiva creata da Marco Zanini è possibile portare sul proprio device le indicazioni per il navigatore e poter geolocalizzare le architetture in tutta la provincia.
In questo modo un volume scientifico diventa anche veicolo di cultura del territorio e di turismo.
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