di Giacomo Piazza – Go-Spa consulting
Il prossimo inverno si terranno i campionati di calcio mondiali in Qatar e, tristemente, gli italiani guarderanno la competizione senza possibilità di poter tifare per la propria Nazionale, rimasta esclusa durante la fase eliminatoria. Il mondiale è però un’ottima occasione per riflettere sullo stato del calcio italiano, che ormai da sempre appassiona e fa emozionare milioni di italiani, ergendosi ormai ad uno dei più importanti fenomeni di spettacolo del nostro Paese. In generale, secondo l’analisi effettuata dall’Annual Review of Football Finance di Deloitte’s Sports Business Group, il mercato europeo ha subito una contrazione del 13% nella stagione 2019-20, con ricavi in diminuzione di 3,7 miliardi di euro, a causa della pandemia da Covid-19. In particolare, i cinque grandi campionati europei (Premier League, Serie A, Bundesliga, Liga e Ligue 1) hanno registrato l’impatto finanziario più significativo, con ricavi in calo dell’11% rispetto alla stagione precedente. Dati così preoccupanti riguardano quindi anche le società di calcio italiano, dove le restrizioni sono state in alcuni casi addirittura più rigide che in altri Paesi europei. Le parziali riaperture al pubblico degli impianti sportivi della stagione successiva non sono bastate agli stessi club per evitare performance economiche negative anche nella stagione 2020/2021, quando i ricavi radiotelevisivi e commerciali non hanno compensato gli elevati costi del personale e la flessione dei redditi connessi alla compravendita dei cartellini dei giocatori.
Nonostante il calcio professionistico fosse già considerato un valido investimento prima della pandemia (per via della sua storia e della sua influenza a livello globale, oltre che per la base di fans estremamente fedele ai clubs) la frenata del settore ha rappresentato una grossa opportunità per gli investitori istituzionali e i fondi di private equity. Quest’ultimi hanno intensificato il loro interesse verso il mondo dell’intrattenimento sportivo in virtù delle importanti prospettive di guadagno future. I fondi di private equity sono, infatti, pronti ad utilizzare le cospicue somme finanziarie in loro possesso per acquisire quote di maggioranza nelle società sportive con un orizzonte temporale tipicamente di 3-5 anni. In questo modo possono direttamente intraprendere un piano di risanamento e stabilizzazione della situazione economico-finanziaria della società acquisita, nel tentativo di farne lievitare il valore in un’ottica di cessione ad un prezzo superiore.
Sul principale campionato di calcio italiano, la Serie A, alcuni dei principali club partecipanti sono già divenuti oggetto d’interesse di numerosi investitori istituzionali, soprattutto per ragioni di costo-opportunità. Sempre secondo l’Annual Review of Football Finance la Serie A è la quarta lega calcistica più ricca d’Europa (dietro Inghilterra, Spagna e Germania) e ciò ha permesso di sborsare cifre più contenute per acquistare squadre di alta fascia. Come è accaduto nel caso dell’A.C Milan, acquisita nel 2018 da Elliot Management Corporation, una società statunitense di gestione degli investimenti. La società all’epoca dichiarò quanto segue: “Avendo assunto il controllo, la visione di Elliott per l’AC Milan è chiara. Creare stabilità finanziaria e di gestione; ottenere successi a lungo termine per AC Milan iniziando dalle fondamenta, assicurandosi che il club sia adeguatamente capitalizzato; e condurre un modello operativo sostenibile che rispetti le regole della UEFA sul Financial Fair Play…Elliott crede fermamente che vi sia l’opportunità di creare valore su A.C Milan”.
In effetti, le promesse del fondo di investimento sono state ampiamente mantenute. La gestione del Milan è fin da subito notevolmente migliorata grazie ad un’iniezione di capitale di circa mezzo miliardo che ha consentito una riduzione dei debiti finanziari. Inoltre, il fondo Elliot ha introdotto nel club una notevole competenza manageriale, che ha garantito maggiori introiti commerciali e migliori capacità di scouting, cruciali per l’acquisto e la valorizzazione di giovani calciatori della nuova rosa. Il successo di queste strategie lungimiranti è stato anche un fattore decisivo per la vittoria milanista dello Scudetto lo scorso maggio. Il fondo ha saputo dare vita ad un circolo virtuoso che ha aumentato il valore della società favorendo la realizzazione di un profitto di circa 500 milioni di euro, oltre ad aver aperto l’iter che potrebbe condurre alla costruzione di un nuovo stadio di proprietà. Anche altri club italiani sono stati avvicinati da fondi d’investimento. Oaktree Capital, ad esempio, a maggio 2021 ha siglato un accordo con la società calcistica F.C Internazionale tramite il quale destinerà 275 milioni di euro alle casse nerazzurre, mentre la società 777 Partners ha perfezionato l’acquisto del più antico club italiano, il Genoa Cfc, a settembre 2021. Quali possono essere dunque le conseguenze dell’entrata di un numero sempre maggiore di investitori istituzionali nel mercato italiano del calcio?
L’esempio A.C Milan dimostra come i fondi di investimento possano essere un’ottima risorsa per le squadre di calcio del nostro campionato, non solo per la loro ingente disponibilità liquida ma soprattutto grazie alle rilevanti capacità manageriali e di gestione delle risorse. I fondi di investimento, infatti, mirano ad acquisire quote di controllo nei club di loro interesse per poter introdurre nel management aziendale professionisti di fiducia, con l’obbiettivo di creare valore all’interno della società. Gli stessi dovrebbero poi anche delineare un sentiero virtuoso in ambito di stabilità economico-finanziaria, creando margini di profitto per sé e per gli investitori. Tali processi collimano sicuramente con le necessità di risanamento delle società calcistiche italiane, i cui bilanci negativi evidenziano necessità finanziarie impellenti, cui spesso è difficile far fronte. I fondi di private equity possono perciò formare una nuova mentalità e un nuovo modo di gestire le società sportive, capaci di coniugare risultati sportivi e sostenibilità economica.
I rischi di questa ventata di novità sono, però, dietro l’angolo, perché emerge la possibilità che si crei uno squilibrio nella gestione societaria, che potrebbe concentrarsi sui profitti e sulla stabilità economica piuttosto che sugli obiettivi sportivi. Nel concreto, i frutti dell’attività di scouting potrebbero facilmente venire sacrificati per ottenere ingenti plusvalenze e non per favorire la qualità della rosa dei giovani calciatori. La gestione delle società sportive da parte dei fondi di investimento appare dunque un’attività piuttosto delicata. Gli investitori dovrebbero creare un circolo virtuoso tra ricavi societari e competitività delle squadre, la quale rimane il principale strumento d’attrazione per gli appassionati di questo sport.
Gli elementi per una rivoluzione manageriale nel calcio italiano ci sono tutti, e questa potrebbe essere un efficace trampolino di lancio per affrontare la sua vera sfida di oggi: ritornare ad essere attrattivo per i principali giocatori del panorama mondiale. Riusciranno i fondi di private equity in Italia a colmare il gap con le leghe europee, in termini di infrastrutture, gestione dei diritti TV e capacità di spesa? Se la risposta sarà positiva, il calcio è destinato a rimanere il protagonista dello sport italiano, garantendo che le proprie ricadute positive in termini economici continuino a farsi sentire sull’intero comparto sportivo nazionale e sul relativo indotto.