di Martina Riva – GO-SPA CONSULTING
Nel 2022 “metaverso” è diventata una buzz word, ovvero un’espressione usata ricorrentemente nel dibattito pubblico e nei media. Una parola di recente nascita e ancora sconosciuta ai più, che spesso spaventa per il velo di mistero che la circonda. Eppure, ha attirato l’attenzione delle più grandi aziende al mondo e di un numero sempre crescente di persone. Il motivo di questa attrazione è da rintracciare sicuramente nell’incredibile potenziale che il metaverso può rappresentare per l’economia del prossimo futuro.
Innanzitutto, metaverso è una parola composta dall’unione tra due parole: meta, che in greco significa “trascendente”, e verso, che rappresenta l’abbreviazione di universo. Il termine cerca dunque di descrivere un nuovo universo in grado di superare i limiti attuali. La prima comparsa di questo termine è avvenuta nel 1992 all’interno del romanzo cyberpunk di Neal Stephenson intitolato “Snow Crash”. Nonostante la parola metaverso sia in circolazione ormai da più di 20 anni, non le è ancora stato assegnato un significato univocamente riconosciuto. Riassumendo molte delle citazioni di grandi esponenti nel mercato, come l’inventore di Facebook Mark Zuckerberg, o il cofondatore della società di giochi e blockchain Animoca Brands Yat Siu, il metaverso rappresenta uno spazio virtuale condiviso che permette la convergenza persistente del mondo fisico con quello virtuale, in tempo reale e con una infinita capacità di offrire esperienze condivise e altamente interattive. Le parole con cui si può comprendere questo concetto sono: real time, interattività, interoperabilità (intesa come assenza di interruzioni) e, soprattutto, immersività. Il metaverso, a detta dei suoi fautori, porterà infatti alla creazione di un mondo “parallelo” in cui potersi immergere per fare le più svariate attività, che spaziano dal semplice gioco allo shopping, alle transazioni monetarie, alla socialità, al lavoro e molto altro. Le vere protagoniste di questo progresso sono però le nuove tecnologie che permetteranno di accedere al metaverso, come Extended Realty (XR), Virtual Realty (VR), Augmented Realty (AR), senza dimenticare forse la più celeberrima di tutte:
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L’accesso di massa al metaverso non si limiterà però all’uso di queste tecnologiche ma porrà i fondamentali per la creazione di un’economia completamente nuova. Grandi società private, inclusi ristoranti come McDonald’s e rivenditori commerciali come Nike, ma anche banche come JP Morgan e persino squadre di calcio, si stanno, infatti, già muovendo affinché il metaverso diventi uno spazio per attività quotidiane all’interno di un mondo virtuale.
Dal momento che il metaverso è ancora ai suoi albori, non esiste ancora un percorso chiaro di come le aziende potranno creare reddito in tale contesto né tanto meno di quelle che sono le risorse necessarie alla sua costruzione. Tuttavia, secondo le stime di McKinsey questo nuovo paradigma raggiungerà un giro d’affari di oltre 5 trilioni di dollari entro il 2030, ovvero pari alla terza economia mondiale odierna, il Giappone. Secondo tale ricerca il metaverso “si preannuncia essere la più grande opportunità di crescita per diversi settori nel prossimo decennio” il cui potenziale consentirà la nascita di nuovi modelli di business, di prodotti innovativi e servizi unici in grado di fungere da canale di coinvolgimento sia per il B2C (business to cocnsumer) che per il B2B (business to business).
Una primitiva visione della possibile futura ambientazione del metaverso e delle potenziali interazioni che si avranno in questo ecosistema è fornita dall’attuale mondo del gaming, sulle cui piattaforme è possibile, ad esempio, acquistare terreni e beni, costruire case o fare esperienze mediante l’utilizzo di avatar (personaggi dalle sembianze umane). Nella realizzazione del prossimo metaverso si rilevano due tipologie di progetti: da un lato quelli delle Big Tech, come Microsoft con Mesh e Facebook con Horizon, fondate su account standard, monete fiat (euro, dollaro, sterlina, ecc.), un governo privato centralizzato nei creatori della piattaforma, elevata accessibilità e immersività (molto simili quindi ai social network di oggi); dall’altro lato, invece, troviamo piattaforme che si avvicinano maggiormente al concetto di metaverso e che fanno uso della tecnologia blockchain, come Decentraland e The Sandbox.
Si tratta, quindi, di mondi virtuali fondati su una forte decentralizzazione del governo, in cui gli utenti sono i protagonisti e gli artefici di queste realtà. In questo caso, infatti, si parla di Finanza Decentralizzata (De.Fi.), una forma sperimentale di architettura finanziaria ed economica volta a disintermediare l’attività finanziaria dai tradizionali meccanismi centralizzati delle istituzioni finanziarie. Il suo obiettivo, come quello del metaverso futuro, è la decentralizzazione volta a responsabilizzare gli individui affinché possano vantare un controllo diretto sulle loro attività e i loro beni digitali, senza dover rendere conto a istituti centralizzati (banche, registri catastali, ecc.). In un simile contesto, assumono rilevanza le criptovalute, valute digitali come Bitcoin ed Ethereum che non esistono fisicamente ma solo digitalmente, e che vengono custodite nei wallet (portafogli). Le criptovalute si adattano perfettamente ad un ambiente virtuale, in quanto non necessitano di Banche Centrali o altri istituiti finanziari per essere emesse, possedute e utilizzate, ma dipendono nella loro gestione dalla volontà e interesse del singolo utente. La regolamentazione delle transazioni nel metaverso verrà poi affidata ai Non Fungile Token (NFT) ovvero gettoni digitali utilizzati per certificare la proprietà di beni digitali attraverso degli smart contracts. Essi andranno a stabilire le regole del possesso di terreni, case, e beni di varia natura acquistati o creati dagli utenti all’interno del metaverso. Il loro funzionamento è semplice, poiché fungono da “firma d’autore” in grado di stabilire l’unicità di un oggetto virtuale. Il metaverso, dunque, non rappresenta meramente una realtà virtuale alternativa a quella reale, ma potrebbe consentire di aprire una nuova fase dell’economia, più immersiva, permeata dal digitale, e funzionante grazie all’utilizzo delle componenti De.Fi. Lo scopo è creare un’economia (Metaeconomy) aperta e decentralizzata, in cui sono gli utenti ad avere il potere decisionale rispetto alle proprie attività finanziarie, di acquisto e interazione in un sistema di collaborazione.
È ancora lunga la strada per assistere ad un accesso universale a questa nuova realtà tutta digitale, ma il sentiero è già stato imboccato. Sullo sfondo di qualsiasi considerazione su questa nuova tecnologia, ancora tutta da esplorare, devono però rimanere alcuni quesiti di pregnanza fondamentale: il metaverso rimarrà una scommessa o si concretizzerà nella creazione di un effettivo mondo virtuale parallelo? L’esposizione prolungata ad un mondo virtuale e sconnesso dalla realtà può creare alienazione o disagi di natura psichica o fisica? Come e da chi sarà regolamentato questo nuovo ecosistema in termini giuridici? Domande, quindi, che devono spingere ad assumere un atteggiamento cauto nei confronti del metaverso, senza rinunciare ad esplorarne potenzialità e benefici.