merck E L’INNOVATIVA SCOPERTA PER IL TRATTAMENTO ANTI COVID-19
di Silvia Oprandi – GO-SPA CONSULTING SRL
Covid, pandemia, terapie intensive, decessi, quarantena, tamponi, vaccini…l’elenco dei sostantivi potrebbe continuare. Da quasi due anni ormai questi termini sono entrati a far parte, purtroppo, della nostra quotidianità Se da un lato l’emergenza sanitaria sembrerebbe essersi attenuata con una riduzione delle ospedalizzazioni grazie anche agli effetti dei vaccini, dall’altro l’attenzione è costantemente rivolta ad evitare il reiterarsi della saturazione delle strutture ospedaliere, già messe in ginocchio durante la prima ondata pandemica dello scorso anno.
Negli ultimi mesi il tema di fondo sono i vaccini e le loro conseguenze in termini di riduzione della gravità degli effetti che il coronavirus porta con sé.
Prima dose, seconda dose ed ora – ad iniziare dalle categorie più fragilisi – si procede con la terza …fino a quando si dovrà continuare? Quante dosi serviranno ancora?
Nei primi giorni di ottobre l’azienda farmaceutica americana Merck&Co ha annunciato la possibilità di curarsi contro l’infezione Covid-19 attraverso la pillola Molnupiravir, dispositivo orale che permetterebbe la riduzione fino al 50% delle ospedalizzazioni e dei decessi dei soggetti colpiti in modo lieve o moderato ma comunque a rischio di malattia grave. La pillola anti-Covid potrebbe rendere più semplice ma soprattutto efficace il trattamento dei pazienti sin dall’inizio dell’infezione. Dopo aver depositato la richiesta di autorizzazione alla Food and Drug Admnistration (FDA – l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici), Merck sottoporrà il farmaco alla rolling review dell’European Medicines Agency (EMA – l’agenzia europea gemella della FDA americana). Se venisse autorizzato, potrebbe essere il primo farmaco antivirale orale per il trattamento della malattia innescata da Sars-CoV-2 e senza la necessità di essere somministrato per via endovenosa o iniettiva. L’evoluzione in senso positivo di questo scenario non avrebbe solo impatti clinici, bensì anche economici. Ciò infatti permetterebbe una riallocazione delle risorse economiche attualmente destinate alle strutture adibite alla somministrazione dei vaccini.
Nel frattempo, ci sono già stati degli impatti? Nonostante non ci sia ancora un ufficiale via libera alla commercializzazione della pillola, i mercati finanziari scontano in anticipo la notizia, confermando il paradigma secondo il quale finanza ed economia reale non sempre vanno nella medesima direzione.
Gli effetti della scoperta di Molnupiravir sono infatti ben visibili sui mercati: il prezzo delle azioni della Merck & Co, quotata al New York Stock Exchange, ha registrato un balzo da 71.68 dollari (al 17 settembre) a 83.10 dollari (al 04 ottobre).
Specularmente, il grafico di borsa dell’azienda biotecnologica Moderna (attiva nella produzione dei vaccini) quotata al Nasdaq, ha riportato un movimento discendente: il prezzo delle azioni è infatti sceso da 430.05 dollari (dell’ 17 settembre) a 302.42 dollari (dell 06 ottobre). Moderna registra un grafico con uno scenario negativo .
Una correlazione inversa tra i due trend.
Ma perchè potrebbe essere così rivoluzionaria la pillola Molnupiravir? A differenza dei vaccini, essa potrebbe essere somministrata ad un ampio spettro di popolazione raggiungendo sia i soggetti non vaccinati che quelli a rischio di malattia grave (per obesità, età avanzata, diabete o malattie cardiovascolari).
La pillola anti-Covid potrebbe inoltre raggiungere con maggiore facilità i Paesi più poveri in quanto prevede una maggior facilità di approvvigionamento e conservazione, oltre che di somministrazione
La facilità di approvvigionamento potrebbe essere diretta conseguenza del fatto che nei Paesi più ricchi la percentuale di vaccinati è nettamente superiore e patologie come diabete, obesità, malattie cardiovascolari sono tipiche espressione di un capitalismo contraddistinto spesso da uno stile di vita eccessivo e frenetico.
Nei Paesi poveri la percentuale di persone che hanno ricvuto almeno una dose è realmente risibile.Basti pensare che nella maggior parte degli stati dell’Africa, essa non raggiunge nemmeno la soglia del 10%.
In fondo alla lista (rilevazioni al 20 ottobre) troviamo: Ciad (0.92%), Sudan del Sud (0.12%), Repubblica Domenicana del Congo (0.12%).
La situazione risulta decisamente migliore in America Latina, dove la maggioranza degli stati è nel range compreso tra il 54,45% – dove si posiziona il Perù – e l’83,93% – dove troviamo il Cile (fonte: il Sole24Ore).
Si osserva di fatto una forte eterogeneità a livello globale nelle somministrazioni delle dosi vaccinali. Emerge chiaramente come la tutela della salute è dipendente da questioni di ordine economico, che risultano essere al di sopra di ogni principio di mutua salvaguardia del bene più prezioso che abbiamo.
Nessuno sa se, grazie a Molnupiravir, si potrà ovviare a questo problema e tutelare un più ampio spettro di popolazione. M una questione è certa: l’emergenza sanitaria è mondiale e in un mondo globalizzato è indispensabile che tutte le persone abbiano l’opportunità di potersi curare evitando di ricadere nei problemi del recente passato. Non è solo una questione di salute, ma anche di ripresa economia corale a livello globale.